Manuale Genitore Sciallo

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DIPENDENZA AFFETTIVA

Partendo dalla premessa che tutti noi abbiamo bisogno di legami ma ne siamo profondamente spaventati, il motivo principale deriva dalla paura del tradimento” della fiducia perché risuona con i nostri traumi più profondi.

Ognuno di noi è in qualche misura dipendente dagli altri, noi tutti abbiamo bisogno di approvazione e riconoscimento.

Il bisogno di amare è un bisogno fondamentale dell’uomo, superiore per urgenza a quello della fame, della sete e dello stesso sesso, in quanto per soddisfarlo questi ultimi possono essere messi a tacere (E. Fromm in L’arte di amare).

La relazione d’amore può riparare le nostre ferite più profonde e diventare una base sicura per farci evolvere e vivere una vita relazionale affettiva appagante. 

Cos’è la dipendenza affettiva?

La dipendenza affettiva è una distorsione relazionale, che implica una distorsione della rappresentazione del sé e dell’altro e un disequilibrio della risposta affettiva nell’area dell’intimità. Si caratterizza per un’assenza cronica di reciprocità nella vita affettiva all’interno della coppia. Premesso che tutti i rapporti affettivi conoscono fasi di crisi vanno intese come forme di rigidità relazionale.

L’attaccamento è alla base di ogni legame affettivo incentrato sulla ricerca di sicurezza, stabilità e benessere. Ogni individuo raggiunta l’età adulta organizza, la propria vita affettiva sulla base dei legami di attaccamento sperimentati durante l’infanzia.

Secondo Bowlby le interazioni madre-bambino strutturano il sistema di attaccamento, il sistema che guida le interazioni e gli scambi relazionali affettivi.

La funzione della madre è quella di fornire al bambino una base sicura e farlo sentire protetto. Tale funzione viene assolta nei primi anni dalla madre e diviene poi attraverso l’interiorizzazione dei comportamenti e degli affetti suscitati una struttura interna capace di consolare e proteggere.

Per Bowlby esistono tre diversi tipi di attaccamento:

·         Attaccamento sicuro: la madre è attenta alle esigenze del bambino fino a che egli dipende da lei per tutte le cure, ma è anche capace di lasciargli esplorare il mondo e di essere presente nel momento in cui ritorna, dopo essersi allontanato per paura o perché ha incontrato ostacoli. Questo bambino una volta adulto avrà un buon livello di autostima, non sarà particolarmente ansioso e si sentirà a proprio agio nelle situazioni di vicinanza fisica ed emotiva.  Nel caso di rottura di una relazione non perdono la stima di sé e pur in presenza di dolore sanno ricominciare.

·         Attaccamento ansioso ambivalente: è quello sperimentato dai dipendenti affettivi, in questo caso la madre c’è e non c’è, accoglie il figlio ma nel momento successivo non è più attenta alle sue esigenze, non lo fa in modo consapevole. La madre spesso invade lo spazio del bambino, lo risucchia e poi quando il bambino ha effettivamente bisogno di lei non è presente. Questo genera nel bambino paura dell’abbandono, insicurezza, bassa autostima. La paura di essere abbandonata diventano profezie che si avverano.

Lo stile amoroso di queste persone si caratterizza per un iper-coinvolgimento ossessivo. Nella relazione di coppia è presente una forte ansia, l’idealizzazione del partner, uno stato di innamoramento perenne. Il soggetto può essere definito un tossicodipendente d’amore, ha paura di perdere il partner di cui è molto geloso. Questi soggetti reagiscono nei confronti del compagno a volte in modo pressante, alte volte respingendolo nel momento in cui l’altro ha bisogno di attenzioni (intrusività/rifiuto).

·         Attaccamento evitante: la madre in questo caso allontana il bambino, se piange lo lascia solo, si cura solo dei bisogni primari, non c’è per i bisogni emotivi, quali i bisogni di sicurezza e appartenenza. Queste persone da adulte nella relazione di coppia appaiono distanzianti, evitano il coinvolgimento affettivo e si sentono a disagio con l’intimità sia fisica che emotiva. Il loro rapporto assomiglia ad un rapporto amicale: stiamo insieme ma siamo sempre “in forse” e se posso non prendo decisioni.

Legami di attaccamento non sicuri in età adulta darà luogo a relazioni disfunzionali caratterizzate da sofferenza.

Una persona sicura che non ha paura dell’abbandono né di dipendere dagli altri, sarà in grado di stabilire una relazione stabile con un partner anch’egli sicuro e autonomo.

Una persona evitante non riuscendo a fidarsi cambierà spesso il proprio partner per evitare di coinvolgersi affettivamente in una storia. Sarà terrorizzato dal fatto che il suo spazio personale possa essere invaso e per tutelarsi da ciò sceglierà un partner a sua volta evitante.

La persona ambivalente si caratterizza per la paura eccessiva dell’abbandono e di non essere amato abbastanza. Cercherà quindi di fondersi con l’altro e di evitare ogni tipo di separazione, ma l’altro di fronte ad un attaccamento così morboso generalmente reagisce scappando.

 

All’interno della coppia si gioca la danza della relazione nelle sue polarità di dipendenza/autonomia; il dipendente chi si “aggrappa disperatamente” e vive un senso di frustrazione e malessere psico-fisico poiché è sempre lui a donare, mentre il contro-dipendente evita l’intimità e la dipendenza poiché percepite come pericolose.

Si tratta di persone che fanno fatica ad integrare dentro di sé le dimensioni di dipendenza e interdipendenza collocandosi o nella polarità dipendente o nella polarità contro-dipendente non riuscendo a trovare un continuum nelle soluzioni relazionali e irrigidendosi in un solo tipo di risposta: aggrapparsi all’altro o rifuggire.

Poiché parliamo di relazione, individuiamo sia colui che non può fare a meno dell’altro ma anche colui che non riesce a stare in relazione con altri se non con se stesso. Entrambi hanno vissuto una ferita e rispondono in modo difensivo all’angoscia abbandonica che è legata alla non elaborazione dei bisogni connessi con la dipendenza.

 

Per questo motivo spesso un dipendente affettivo idealizza e si sente attratto da un evitante affettivo e viceversa. Gli estremi si attraggono, ma è proprio questo puntare tutto sull’altro per la ricerca compensativa di ciò che non si trova dentro sè stessi che si attuano drammi e conflittualità profonde di coppia.

Una persona adulta dovrebbe avere l’idea di essere separato dall’altro e non aspettarsi la gratificazione e la soddisfazione di ogni bisogno dall’altro, non possiamo affidare all’altro la capacità di farci sentire completi e pieni, non posso chiedere all’altro di realizzare me.

Una persona consapevole di sé è consapevole dei suoi bisogni, dei suoi punti di forza e dei suoi difetti, non chiederà all’altro la continua soddisfazione di ciò che io mi aspetto. Lo chiederò ma in misura proporzionata perché io sono altro da te.

L’obiettivo è costruire un equilibrio dinamico tra questi opposti e non rigido al fine di trovare soluzioni creative per continuare a rischiare e credere nella relazione.

 

La dipendenza affettiva è una forma di rigidità nella relazione non un’organizzazione di personalità. Parliamo di dipendenza affettiva quando l’altro è visto come l’unico regolatore del nostro sè.

SEPARAZIONE - dirlo o non dirlo ai figli?

genitori spesso pensano che non si debba dare ai bambini, specialmente se piccoli, alcuna spiegazione relativa a ciò che sta accadendo tra mamma e papà, poiché non sarebbero in grado di comprendere.

 

I bambini invece quasi sempre “sanno già tutto”, hanno cioè una specie di conoscenza implicita di come stanno andando le cose in famiglia e di ciò che succede tra mamma e papà, anche al di là di quello che è visibile oppure viene detto.

 

Sarebbe pertanto auspicabile che entrambi i genitori comunicassero l’intenzione di separarsi ai figli, usando parole semplici e adeguate alla loro età. Ciò che serve di più a un bambino è sentirsi rassicuratoprotetto e amato. È  fondamentale che sappia che, nonostante la separazione in corso, continuerà ad avere relazioni amorevolicalde e affettuose con entrambi i genitori. Sta ai fatti e non alle parole, dare loro la certezza.

 

Ritengo quindi importante dare qualche suggerimento:

  •   dire ai figli ciò che sta accadendo in famiglia, perché gli studi evidenziano che gli effetti peggiori si verificano nei casi in cui i figli non hanno una giusta comprensione degli avvenimenti.
  •   Rispondere alle domande in modo spontaneo e autentico, tenendo presente che è importante evitare di incolpare in modo più o meno esplicito l’altro coniuge, anche se dal proprio punto di vista vi possano essere chiare responsabilità.
  • Chiarire ai bambini che loro non sono in alcun modo responsabili della separazione dei genitori e che la decisione presa è stata l’unica soluzione possibile alle incomprensioni che si erano venute a creare.
  • Spiegare e rispondere alle domande dei figli rispetto alle decisioni organizzative che vengono prese su di loro, e in particolare: con chi vivranno, i giorni fissati per gli incontri con il genitore, come contattare l’altro genitore eccetera. Un consiglio pratico potrebbe essere quello di costruire insieme ai vostri figli un calendario delle visite.
  • Introdurre con gradualità i cambiamenti nella vita dei figli (per esempio concordare i cambi di scuola...).
  • Ascoltare i figli e incoraggiarli ad esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni, per cercare di capire come vivono la separazione e se si sono fatti idee sbagliate su ciò che sta accadendo in famiglia.
  • Chiarire ai figli che è normale desiderare che i genitori ritornino insieme ma che, dopo il divorzio, la decisione è irreversibile. 
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